Una narrazione sacra: i dipinti di Pitsà e la nascita dell’arte greca

Una narrazione sacra: i dipinti di Pitsà e la nascita dell’arte greca

In una grotta nascosta nelle profondità collinari di Corinto, sotto il sole dell’antica Grecia, un segreto è stato custodito nel buio per secoli. Erano le pitture di Pitsà, vicino all’antico porto di Sicione, punto di partenza della colonizzazione greca verso l’occidente, testimoni di un’epoca in cui arte e religione che si intrecciavano in una danza sacra.

Queste tavolette di legno, dipinte con colori resistenti al passare del tempo, non erano solo opere d’arte. Erano offerte alle Ninfe, spiriti della natura che proteggevano le montagne, le foreste e le acque. Erano voci che salivano dai campi e dai vigneti, dai cuori di persone che vivevano in armonia con la terra. Sicione, città affacciata sulle rive del golfo di Corinto, fu la culla di quest’arte. Il suo porto, porta d’accesso al mondo, vedeva arrivare e partire navi che portavano con sé idee, tecniche e mitologie provenienti da luoghi lontani.

 

Nel pittoresco villaggio di Pitsà, vicino a Corinto, appena 43 Km di distanza, si nasconde un segreto che ci riporta indietro di migliaia di anni. All’interno di una grotta, nota come “Siaftouli” o “Neraidospilia”, sono stati scoperti i famosi dipinti di Pitsa, opere d’arte uniche risalenti al VI secolo a.C.

La grotta di Pitsà: un rifugio sacro con dipinti stupendi

La grotta non era solo una grotta. Per gli antichi Greci era un santuario dedicato alle Ninfe, spiriti della natura. Lì la gente si riuniva per offrire sacrifici e chiedere benedizioni. I reperti, come statuette e monete provenienti da varie regioni della Grecia, testimoniano l’importanza del santuario e la stima di cui godeva.

I dipinti, che raffigurano scene di cerimonie religiose ed esibizioni musicali, ci offrono uno spaccato unico della vita quotidiana e delle credenze degli antichi Greci. La loro esistenza dimostra che la zona era un importante centro culturale e artistico.

L’importanza dell’arte nell’antica Grecia

L’arte era parte integrante della vita degli antichi Greci. Attraverso l’arte esprimevano i loro sentimenti, le loro convinzioni e il loro amore per la natura. I dipinti di Pitsà sono un vivido esempio di questo stretto rapporto tra arte e religione. La grotta di Pitsà e le pitture rupestri ivi scoperte costituiscono una finestra unica sul mondo dell’antica Grecia. Ci permettono di viaggiare indietro nel tempo e di comprendere meglio le credenze, i valori e gli stili di vita delle persone che vivevano su questa Terra migliaia di anni fa.

Questo continuo scambio interculturale nell’istmo tra Mare Egeo e Ionio, unito alla ricca tradizione religiosa della regione, creò un ambiente ideale per lo sviluppo dell’arte. I dipinti di Pitsà non furono un fenomeno isolato, bensì un esempio di un movimento artistico di sintesi interculturale più ampio che si diffuse in tutta la Grecia.

Pensiamo ai grandi santuari dell’antichità: Delfi, con l’oracolo di Apollo, Olimpia, sede dei Giochi Olimpici, Nemea, dove si tenevano i Giochi Nemei, e Atene, capitale culturale della Grecia con i suoi famosi giochi Panathinaici… In tutti questi luoghi gli artisti hanno creato opere che esprimevano la fede e i valori del popolo insieme alle gesta atletiche di eroi venerati per bellezza, forza, armonia.

I pittori dell’antica Grecia traevano ispirazione dalla natura, dai miti e dalla vita quotidiana. Crearono vasi dai disegni elaborati, sculture che ornavano templi e spazi pubblici e murales che raccontavano storie mitologiche.

Le pitture di Pitsà sono una finestra su questo mondo. Ci mostrano come gli antichi Greci vedevano il mondo che li circondava e come esprimevano la loro fede attraverso l’arte, senza paura, senza terrore ma con speculazione spirituale, per imitare lo stato divino del propri Dei. Ci ricordano che l’arte non è solo un oggetto estetico, ma anche un mezzo di comunicazione, un linguaggio che ci permette di entrare in contatto con il passato e di comprendere meglio noi stessi, di socializzare civilmente, stringere rapporti di reciproca fiducia in senso etico, educativo, coltivando sentimenti di coesione e identità culturale.

I dipinti della Pitsà sono un tesoro lasciatoci in eredità dai nostri antenati del Peloponneso, gente arrivata qui migliaia di anni prima dalla Mezzaluna, terra ricca d’acqua tra i fiumi Tigre e Eufrate, portando l’agricoltura e la zootecnia, avendo come punto certo di approdo il villaggio Lerna, fonti d’acqua in pianura del campo di Argos, per estendersi poi verso i Balcani e l’occidente, penisola italica e resto d’Europa. Ci ricordano che l’arte, è una necessità spontanea, innata per l’uomo dalle capacità intellettive, un mezzo di espressione sublime, un ponte che collega le persone tra loro e con il mondo che le circonda, arte che si estende per accumulazione e convinzione di chi si riconosce in essa, alzando il proprio sguardo al mondo materiale sfidando le leggi della natura con la propria cultura.


Evangelos Alexandris Andruzzos – Fact Checker

Formatore, sociologo, giornalista, editore.
Consulente organizzazione e comunicazione.
Coordinatore di progettazione europea internazionale.

 

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