https://www.deepl.com/ <<< ΓΙΑ ΠΟΙΟΤΙΚΕΣ ΜΕΤΑΦΡΑΣΕΙΣ ΜΕ ΕΝΑ ΚΛΙΚ
L’Europa non può restare in silenzio: basta barbarie contro i prigionieri di guerra ucraini detenuti e torturati in Russia
di Evangelos Alexandris Andruzzos
Mentre il conflitto in Ucraina a causa dell’invasione Russa continua a mietere vittime, una delle pagine più oscure di questa guerra rimane spesso nell’ombra: il trattamento disumano riservato ai prigionieri di guerra ucraini detenuti dalla Russia. Secondo stime del Media Initiative for Human Rights e dell’Ombudsman ucraino, sono circa 10.000 i soldati e 16.000 i civili ucraini attualmente nelle mani delle forze russe, molti dei quali sottoposti a torture sistematiche e condizioni di detenzione inaccettabili.
Le testimonianze dei sopravvissuti dipingono un quadro agghiacciante. Yevhenii Malik, un soldato ucraino di 32 anni, detenuto per oltre due anni nelle regioni di Ryazan e Mordovia, ha raccontato di essere stato sottoposto a percosse, elettroshock e rigide privazioni alimentari. “Quando li trasferiscono in una nuova colonia, vengono picchiati fino a perdere i sensi. Molti muoiono sul posto”, ha dichiarato sua madre, Vita Malik, descrivendo le condizioni disumane in cui suo figlio e i suoi compagni sono stati costretti a vivere.
Le Convenzioni di Ginevra, che stabiliscono standard minimi di trattamento per i prigionieri di guerra, vengono sistematicamente violate dalla Russia. Mentre l’Ucraina permette visite di media e esperti internazionali ai propri centri di detenzione, la Russia nega persino l’accesso al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), impedendo qualsiasi forma di monitoraggio indipendente.
L’Europa deve agire
Di fronte a questa realtà, l’Europa non può restare in silenzio. La diplomazia europea deve farsi carico di questa crisi umanitaria e intervenire con forza per porre fine a queste barbarie. Le istituzioni europee, in collaborazione con le organizzazioni internazionali di vigilanza e di tutela dei diritti umani, devono esercitare pressioni politiche ed economiche sulla Russia, chiedendo il rispetto delle norme internazionali e garantendo l’accesso ai prigionieri da parte di osservatori indipendenti.
Progetti come le Moscow Conventions, nati per denunciare le violazioni dei diritti umani commesse dalla Russia, rappresentano un passo importante verso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica internazionale. Tuttavia, non basta documentare: serve un’azione concreta. L’Europa, culla dei diritti umani e della civiltà giuridica, non può permettere che simili atrocità si perpetuino alle sue porte.
Un appello alla solidarietà
La storia di Yevhenii Malik e di migliaia di altri prigionieri di guerra ucraini ci ricorda che la guerra non è solo una questione di confini e territori, ma di esseri umani. Come ha affermato Olga Andrianova, una delle ideatrici delle Moscow Conventions: “È fondamentale preservare i valori morali e la solidarietà in tempo di guerra. Abbiamo bisogno del sostegno di tutti”.
L’Europa deve essere in prima linea nella difesa di questi valori, dimostrando al mondo che i diritti umani non sono negoziabili. Il silenzio avanti alle torture e omicidi non è un’opzione: è tempo di agire, prima che altre vite vengano spezzate nell’ombra terribile delle prigioni russe.