Civiltà villanoviana e Umbri

QUALE ERA IL POPOLO PIU’ ANTICO D’ITALIA SECONDO I ROMANI?

Nel crepuscolo dell’età del Bronzo, un’epoca di cambiamento e di transizione, gran parte dell’Italia venne forgiata dalla cultura protovillanoviana, una forza sovranazionale che univa le genti sotto un’unica tradizione culturale.

Da queste radici, che affondavano in una comune eredità, cominciarono a emergere le facies regionali dell’età del Ferro. Tra di esse, una delle più importanti fu la cultura che, in un lento processo di regionalizzazione, divenne il cuore dell’ethnos degli Umbri, una delle popolazioni più antiche e misteriose dell’Italia preromana.

La loro storia, radicata nelle terre fertili e collinari del centro Italia, si estendeva fino alle rive del mare Adriatico.

“La memoria di questo popolo giunge a noi come l’eco del rintocco delle campane di una città sprofondata nel mare”. Così scriveva il celebre latinista Theodor Mommsen relativamente al popolo degli Umbri. La storia di queste genti, le più settentrionali tra gli Italici propriamente detti, parla di un passato glorioso ma in buona parte sconosciuto, che aveva visto gli Umbri estendere la loro cultura dall’Italia centro-orientale fino alla Pianura Padana. Figli dell’elemento sabellico, ma al contempo legati a una sconosciuta popolazione non-indeuropea dell’Italia centrale, come testimoniato dal loro nome, gli Umbri si legarono profondamente al mondo etrusco, dal quale assimilarono diversi tratti soprattutto relativi all’arte e alla cultura materiale. Così come molte culture dell’Italia antica, negli ultimi vent’anni gli Umbri sono stati oggetto di interesse e riscoperta, anche se non sempre in maniera limpida e coscienziosa, e in questo breve excursus sulle origini e la storia di questo popolo si proverà a illustrare chi erano gli Umbri, ma anche chi sicuramente NON erano…
Gli Umbri furono un antico popolo italico di lingua indoeuropea del gruppo osco-umbro, vissuto in un’area che in epoca classica si estendeva dall’alta e media valle del Tevere fino al mar Adriatico. Si occupavano soprattutto di agricoltura e di allevamento ma anche l’artigianato era molto sviluppato: armi, bracciali, anelli, spille in bronzo e ferro e ceramiche erano i prodotti realizzati e venduti alle popolazioni vicine. Popolo contraddistinto dalla lingua umbra, scritta in origine con alfabeto proprio di derivazione etrusca e sostituito successivamente da quello latino e dal rito inumatorio.
Plinio il Vecchio, saggio cronista del passato, narra con solennità delle origini di questo popolo: «La popolazione umbra è ritenuta la più antica d’Italia, si crede infatti che gli Umbri fossero stati chiamati Ombrici dai Greci perché sarebbero sopravvissuti alle piogge quando la terra fu inondata».
Così gli Umbri, sopravvissuti a una catastrofe mitica, si distinsero per la loro resilienza e antichità. Un popolo che, secondo le cronache, vantava trecento città.
Gli Umbri si estesero in un vasto territorio che Plinio chiama “Grande Umbria”.
Le loro città sorgevano nelle pianure e sulle colline della Toscana e della Valle Padana, luoghi destinati a cadere nelle mani dei conquistatori galli e delle altre popolazioni italiche.
Le cronache antiche narrano anche di come gli Umbri abitassero le terre della Sabina, ma furono respinti dagli Aborigeni, un popolo misterioso avvolto nelle nebbie del mito.
Strabone, nella sua Geografia, descrive con precisione la posizione geografica degli Umbri. Collocati tra le montagne degli Appennini e il fiume Tevere, separati dai Sabini e dai Latini, gli Umbri si estendevano fino alla costa adriatica, raggiungendo le città di Rimini e Ravenna, confini della loro antica potenza. La loro presenza si avvertiva ovunque, dagli alti rilievi fino alle fertili pianure.
Gli storici dell’antichità come Scilace, Erodoto e Dionisio di Alicarnasso forniscono preziose testimonianze su questo antico popolo. Scilace menziona la città di Ancona come parte del loro dominio, mentre Dionisio racconta di come gli Umbri, un popolo antico e radicato nelle terre italiane, si stanziassero attorno al “lacus Cutiliae”, nel cuore della Sabina.
Fu solo intorno al VII secolo a.C. che gli Umbri, passarono da un’esistenza nomade a una vita più organizzata. Abbandonarono gradualmente i loro villaggi di capanne, arroccati su colline pre-appenniniche, per costruire città fortificate, note come Totae, situate lungo importanti vie di commercio che attraversavano le fertili vallate umbre.
La loro organizzazione sociale, come testimoniano le celebri Tavole Eugubine, si sviluppò intorno a decuvie, unità di villaggio o clan che presero il nome da località specifiche o dalle famiglie che le abitavano.
Tra il X e il IX secolo a.C., il popolo umbro iniziò ad aggregarsi in città-stato, tra cui spiccano Fulginium, Ameria, Asisium, e molte altre, legate tra loro da vincoli federativi.
Secondo Strabone e Giustino, alcune di queste città furono addirittura fondate dagli Umbri stessi, come Rimini, Ravenna e Budrio. Anche Mantova, secondo la testimonianza di Servio, sarebbe stata una città umbra.
Ma il destino del popolo umbro, nonostante la loro antichità e l’importanza delle loro città, fu segnato da una lenta erosione territoriale. A est, furono costretti a cedere spazio ai Sabini e ai Piceni, popoli a loro imparentati, mentre a nord dovettero affrontare la minaccia dei Galli Senoni.
Il declino del dominio umbro non cancellò mai del tutto la loro presenza.
Le città umbre, come Foligno, Amelia, Spoleto, Terni e Todi, continuarono a prosperare, mantenendo viva la memoria di un popolo antico che, pur segnato dalle conquiste, aveva lasciato un segno indelebile nella storia dell’Italia preromana.
FONTI
– https://it.wikipedia.org/wiki/Umbri
– Simone Sisani, Gli Umbri: prospettiva storica
– Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I 16.1
– Augusto Ancillotti, Romolo Cerri, Le tavole di Gubbio e la civiltà degli Umbri
https://www.facebook.com/gioal.canestrelli/

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