Ibiza: il turismo di massa soffoca l’isola, monito per mete italiane e greche
Venerdì scorso a Ibiza, perla delle Baleari, circa mille persone hanno marciato per protestare contro gli effetti nefasti del turismo di massa. L’isola, letteralmente invasa da quasi quattro milioni di turisti l’anno scorso, sta pagando un prezzo altissimo in termini di vivibilità per i suoi residenti.
Aumento degli affitti, carenza di alloggi, servizi pubblici al collasso, criminalità diffusa, malavita organizzata stabile, droga, alcool, gioco d’azzardo, furti, violenze…: la lista dei mali provocati dal turismo incontrollato è lunga. I prezzi delle case sono schizzati alle stelle, rendendo impossibile per molti residenti, soprattutto quelli con redditi bassi come insegnanti, infermieri e poliziotti, trovare un alloggio decente. Non è raro trovare appartamenti minuscoli con più camere da letto affittati a 8 persone, mentre in casi estremi alcuni sono addirittura costretti a vivere nelle loro auto e perfino all’aperto, anche in sacco a pelo nelle spiagge.
Il mercato delle seconde case, che predilige gli affitti a breve termine alle locazioni tradizionali, è il principale responsabile di questa situazione. I proprietari, attratti da profitti più elevati, preferiscono affittare ai turisti per pochi giorni o settimane, lasciando i residenti senza alternative.
Le conseguenze non si limitano solo alla sfera abitativa. L’eccesso di turisti mette a dura prova le già fragili infrastrutture dell’isola, causando sovraffollamento, traffico caotico e carenza di servizi essenziali come acqua, luce e rifiuti. I residenti si lamentano di strade intasate, spiagge affollate e servizi pubblici al collasso.
Ibiza rappresenta un monito preoccupante per le mete turistiche italiane e greche, soprattutto quelle costiere e insulari che già soffrono di un afflusso eccessivo di visitatori. Se non si interviene con misure adeguate per regolamentare il turismo e tutelare i diritti dei residenti, il rischio è di replicare il triste scenario di Ibiza in molte altre località. La cosa succede già a molte località rinomate italiane e greche e tardano ad arrivare le politiche di contenimento del fenomeno distruttivo.
Cosa si può fare? Diverse soluzioni sono ipotizzabili: limitare il numero di turisti, imporre tasse più alte sugli affitti brevi, incentivare la costruzione di case popolari, investire in infrastrutture e servizi pubblici. L’importante è agire con tempestività e responsabilità per scongiurare il pericolo di trasformare le nostre bellissime località in deserti abitati solo da turisti, dormitori di massa e incubatori macrofinanziari di criminalità organizzata internazionale.
La bellezza e l’ospitalità, coesione sociale e tranquillità civile di ogni comunità locale, non possono essere svendute a qualsiasi prezzo. Il turismo deve essere una fonte economica sostenibile che porti benefici a tutti, turisti e residenti, non solo a pochi privilegiati che difendono le proprie posizioni investendo denaro per moltiplicarlo, indifferenti delle conseguenze negative del processo massificante e fortemente inquinante. Solo così potremo garantire un futuro prospero alle nostre comunità locali e alle generazioni future.
Consulente organizzazione e comunicazione.
Coordinatore di progettazione europea internazionale.