La svastica di Hera: un ponte tra Oriente e Occidente

La svastica di Hera: un ponte tra Oriente e Occidente

L’Antefissa di Hera trovata a Posidonia, la greca Paestum della Campania è un simbolo artistico antico, travestito di multiculturalismo dalla preistoria ad oggi

Nell’immaginario collettivo, la svastica è indissolubilmente legata ad uno dei periodi più bui della storia dell’umanità. Ma scavando nelle profondità del tempo, ben prima che venisse adottata dai nazisti come emblema del male, scopriamo un simbolo antichissimo, carico di significati positivi e profondamente radicato in diverse culture. La svastica più antica è stata ritrovata nella città di Mezine, in Ucraina, scolpita su una statuetta d’avorio e datata 12.000 anni fa. La prima civiltà a usare la svastica come simbolo fu Vinca, 8.000 anni fa in quella che oggi è Serbia e Croazia.

Peastum: Busto fittile femminile (sec. VI aC)

Dai Balcani alla Magna Grecia e all’India: un filo rosso simbolico

L’Antefissa di Hera, un’opera d’arte risalente al VI secolo a.C., rinvenuta a Paestum in Magna Grecia, ci offre un’istantanea affascinante di questo viaggio nel tempo. La figura femminile raffigurata indossa una blusa ornata con svastiche nere, un dettaglio che ci riporta alle antiche culture orientali, dove questo simbolo era ampiamente diffuso e associato a concetti come la buona fortuna, la prosperità e il ciclo eterno della vita.

La svastica, in sanscrito “svastika“, rappresentava l’unione tra spirito e materia, il movimento continuo dell’universo e l’aspirazione dell’uomo a raggiungere una perfezione spirituale. Un simbolo così potente e universale non poteva non affascinare anche i Greci, popolo noto per la sua curiosità intellettuale e la sua capacità di assorbire influenze culturali da ogni parte del mondo.

Un dialogo tra culture

L’individuazione della svastica sull’Antefissa di Hera ci invita a riflettere sull’interconnessione tra culture apparentemente distanti nel tempo e nello spazio. Gli scambi commerciali, le migrazioni e le conquiste hanno sempre favorito la diffusione di idee, di simboli e di pratiche religiose, creando un ricco e complesso mosaico di influenze reciproche.

La presenza della svastica in Grecia, così come in altre regioni del Mediterraneo, testimonia l’esistenza di un dialogo interculturale molto più intenso di quanto si possa immaginare. Un dialogo che ha lasciato tracce profonde nella nostra storia e che continua a influenzare il nostro modo di pensare e di percepire il mondo.

Peastum: Busto fittile femminile (sec. VI aC)

Un simbolo travestito

Purtroppo, il significato originario della svastica è stato profondamente offuscato dall’uso che ne fecero i nazisti. Questo simbolo millenario, carico di significati positivi, è stato strumentalizzato per rappresentare l’odio, la violenza e la discriminazione.

Tuttavia, è importante non dimenticare che la svastica è molto più di un mero simbolo politico. È un’espressione dell’animo umano, un tentativo di dare forma visiva a concetti astratti come l’infinito, il cosmo e la spiritualità.

L’Antefissa di Hera trovata a Posidonia, la greca Paestum della Campania, ci offre una lezione preziosa: i simboli sono come camaleonti, cambiano colore e significato a seconda del contesto storico e culturale in cui vengono utilizzati. È nostro dovere, da studiosi e da cittadini, recuperare il significato originario di questi simboli, per evitare che vengano strumentalizzati e per promuovere un dialogo costruttivo tra culture diverse.

In un mondo sempre più globalizzato, è fondamentale riscoprire le nostre radici comuni e celebrare la ricchezza della diversità culturale. La svastica, con la sua storia travagliata, ci ricorda che anche i simboli più potenti possono essere manipolati e distorti. Sta a noi restituirgli il loro significato originario e farli vivere in tutta la loro bellezza e complessità.

Evangelos Alexandris Andruzzos – Fact Checker
Formatore, sociologo, giornalista, editore.
Consulente organizzazione e comunicazione.
Coordinatore di progettazione europea internazionale.

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