Καλή Καθαρά Δευτέρα!
Καλή Σαρακοστή!
Uno dei periodi dell’anno preferiti dai Greci è sicuramente quello legato ai festeggiamenti della Pasqua. Nonostante la Pasqua ortodossa greca possa essere associata alla tradizione delle uova rosse e dei koulouria, l’aspetto fondamentale per gli ortodossi è il digiuno, che inizia oggi, con la Καθαρά Δευτέρα (Lunedì pulito), termina dopo la mezzanotte del Sabato Santo ed è chiamato Sarakosti (40 giorni di digiuno), corrispondente alla nostra Quaresima.
I Greci trascorrono la Καθαρά Δευτέρα all’aperto, facendo volare aquiloni, e mangiando i tradizionali cibi (pane azzimo o lagana, taramosalata, dolmadakia, frutti di mare, olive, cipolle, verdure varie, halvà ecc.). Per tenere il conto di questo periodo di 40 giorni, alcuni paesi della Grecia avevano adottato l’usanza della Kirìa Sarakostì, ovvero della Signora Quaresima. Si trattava di un disegno eseguito su un foglio di carta, che raffigurava una vecchia signora senza bocca (perché digiunava), con le braccia conserte (perché pregava) e con 7 gambe, che rappresentavano le 7 settimane di digiuno.
Ogni sabato, le veniva tagliata una gamba, a testimonianza di un’altra settimana di digiuno trascorsa e per contare le settimane mancanti all’arrivo della Pasqua.
La Quaresima è il periodo di digiuno più importante dell’anno che conduce alla più significativa festa religiosa per gli ortodossi greci: Πάσχα (Pasqua). In questo periodo vengono evitati cibi che contengono sangue (carne, pollame) e i loro prodotti (latte, formaggio, uova ecc.) frutti di mare e pesce con le spine dorsali. Anche l’olio d’oliva e il vino sono limitati, mentre in altri giorni di festa, come la Domenica delle Palme, il pesce è permesso.
Lo scopo della Sarakostì, da una parte, è la purificazione del corpo e dello spirito, dall’altra, è quello di rafforzare l’autodisciplina nella preparazione alla Resurrezione di Cristo, a raggiungere una maggiore consapevolezza e gratitudine per tutto ciò che si possiede.
Una delle tradizioni popolari della mia Puglia, precisamente della Grecìa salentina, presenta molti elementi in comune con la Sarakosti: la Quaremma (detta anche Coremma, Caremma o Curemma)
Questa parola è la forma dialettale salentina del termine Quaresima; nel griko salentino questo periodo è indicato col termine sarakostí, proprio lo stesso usato in Grecia.
La Quaremma è un pupazzo con le sembianze di una donna anziana vestita di nero che viene appeso agli angoli delle strade o ai balconi dopo la mezzanotte dell’ultimo martedì di Carnevale, per essere bruciato nel giorno di Pasqua. Rappresenta la vedova del Carnevale, veste di nero in segno di lutto. Il fantoccio hai un filo di lana e un fuso nella mano destra: che simboleggiano la laboriosità e il passare del tempo. Nella mano sinistra, invece, la Caremma tiene una “marangia”, cioè un’arancia amara (a volte sostituita da una melograna o da una patata), dentro cui vengono inserite sette penne di gallina: il numero non è casuale, infatti corrisponde alle domeniche che mancano alla Pasqua. Anche l’arancia amara ha un significato simbolico: il suo sapore aspro, infatti, indica la sofferenza, la penitenza e il sacrificio che contraddistinguono il periodo della Quaresima. Ogni penna di gallina equivale a una settimana di astinenza: per questa ragione, ogni sette giorni ne viene tolta una, fino all’arrivo della Pasqua.
Secondo alcuni studiosi la Quaremma avrebbe le sue origini nella mitologia greca e rappresenterebbe Cloto (la filatrice), una delle tre Moire greche: colei che fila il destino degli uomini.
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