Mastice di Chios, un tesoro unico tra natura e cultura
I miei nonni paterni, gli Alexandris, ricamavano la resina, il mastice, dalla buccia del mastice a Kampos di Chios e a Θυμιανά Thymianà. Andavamo insieme nei campi la mattina presto con la rugiada addosso, io montavo sull’asinello e mi insegnavano a scolpire (ricamare) il tronco e raccogliere le gocce dal terreno, dal rivestimento della buccia, dalla corteccia dell’arbusto, pulirlo, conservarlo con particolare cura. E ogni tanto masticavo un pezzettino…
Il mastice ha avuto molteplici usi fin dall’antichità. Nell’antica Grecia era noto per le sue proprietà medicinali. Gli egiziani lo usavano per imbalsamare i morti. I romani e i turchi fabbricavano degli stuzzicadenti con il legno della corteccia per pulire e sbiancare i denti e anche per profumare l’alito. Oggigiorno il suo utilizzo più diffuso è come gomma da masticare o in polvere per aromatizzante dolciumi, mentre è noto anche il liquore mastice.
Il mastice insaporisce cibi e dolci, ma è necessaria cautela e parsimonia nel suo utilizzo, poiché se esageriamo nella quantità, la preparazione finale acquisterà un sapore amaro! L’olio di mastice viene utilizzato anche nei mobili e nella fabbricazione di strumenti musicali. Anche in medicina, farmaceutica, ortodonzia, profumeria, ecc. A Cipro i semi (grani) dello σχοίνος = schino, l’arbusto che produce la resina del mastice esclusivamente di origine di Chios, simili a quelli del pepe, vengono utilizzati interi come condimento nelle salsicce dei villaggi, mischiati a vari tipi di carne per insaporirli e aromatizzarli.
C’erano tanti dolci, bevande e cibi con mastice che mi ricordo dalla mia infanzia, conosciuti per la prima volta nell’isola di Chios. Allora tutto odorava di muschio, i magazzini delle case e gli abiti dei contadini, i miei parenti lavoratori del mastice nel campo ma anche a casa, che ora o non esistono più, o sono completamente diversi, industrializzati e non più dello stesso gusto inebriante. Ma io da bambino non ancora scolarizzato, nelle ore più calde, fuggivo in discesa sulla collina verso il mare di Karfàs, la spiaggia invitante proprio di fronte alla Turchia, e tutto solo nuotavo nelle acque cristalline per almeno un’ora, prima di risalire e farmi riaccompagnare dal nonno a casa. Tempi felici di spensieratezza e gusto assoluto di libertà, da figli degni di Ulisse!
Quello che vedete nelle foto non è un miracolo della natura ma un miracolo dell’uomo, avvenuto esclusivamente nel sud di Chios, a causa del microclima e della persistente coltivazione selettiva dell’uomo.
Da un albero selvatico l’uomo in moltissime successioni di generazioni, di padre in figlio, nell’arco di almeno 3.500 anni, con l’osservazione continua, con l’eugenetica sperimentale, con prove di coltivazione, con lo sviluppo di metodi di produzione, raccolta, pulizia, ma anche con una continua ricerca scientifica dei nostri giorni e sperimentazione riguardante l’utilizzo alimentare e medico del prodotto in molti campi, per arrivare oggi alla coltivazione sistematica di oltre 1,5 milioni di alberi nel sud di Chios, al funzionamento esemplare di un grande movimento cooperativo modello, l’EMH, alla produzione, esportazione e utilizzo di più di 200 tonnellate di mastice all’anno, che garantisce un reddito soddisfacente a più di 2000 famiglie dell’isola e l’inserimento delle caratteristiche aziende agricole e sociali della coltivazione del lentisco nella lista UNESCO del patrimonio culturale immateriale universale.
Non dimentichiamo inoltre che nella distruzione totale degli Ottomani sull’isola di Chios del 1826, il sultano si assicurò che alcune famiglie artigiane, circa 300 in tutto, rimanessero in vita per continuare a coltivare il mastice, un bene così prezioso per i paesi musulmani e arabi orientali.
Le migliaia di acri di terra non asfaltata e cementificata dal turismo di massa nel sud di Chios, con milioni di busti di mastice, sono un paesaggio unico per tutti i sensi del visitatore, ma anche un miracolo antropologico e sociologico altrettanto unico a livello mondiale e non un miracolo della natura e insieme prodotto di cultura.
Assicuratevi di essere sull’isola almeno una volta nei mesi di luglio e agosto, per vedere e ammirare con i vostri occhi, per godere con tutti i sensi di questo miracolo, per respirare il profumo unico del lentisco e dei suoi 1000 deliziosi usi, che cola dall’isola i ricami della cortecia sulla terra bianca dal gesso protettivo dagli insetti e avvolge il mondo intero, nelle calde e umide notti estive dei villaggi del lentisco di Chios. Ci sarebbero troppe cose da scrivere, come i tentativi di Veneti e Genovesi di trapiantare il lentisco di Chios in altre parti per coltivarlo… come i frati Benedettini che lo coltivarono sistematicamente nelle isole Tremiti per commerciarlo, essendo prodotto pregiatissimo sempre, ma ovunque la resina nasce amara, non commestibile, utile solo per qualche uso marittimo, nella falegnameria navale come colla. Solo a Chios è permesso di detenere la coltivazione dell’unica specie aromatica e dolce, e questo per la combinazione di selezione evolutiva, terreno perfetto e microclima locale.
Non è un caso che i giapponesi ne abbiano riscoperto e accertato in laboratorio scientifico prima e nella sperimentazione clinica poi, le proprietà terapeutiche note fin dai tempi di Ippocrate del mastice per il sistema digestivo umano, anche contro il tumore contrastandolo. Ogni anno ne acquistino all’asta stagionale di Primavera, quantità massime in previsione della produzione prossima, attraverso le tenute dei produttori e le loro associazioni, consorzi, facendo salire alle stelle la domanda globale e i prezzi di mercato internazionale di questo prezioso prodotto, che oramai scarseggia nel mercato interno greco ed europeo, grazie all’assorbimento massiccio, globale appunto, del Giappone ai fini preventivi e curativi per la salute.
Consulente organizzazione e comunicazione.
Coordinatore di progettazione europea internazionale.