Tra Έρως και Θάνατος, Ύπνος fratello sornione
Ipno (Ὕπνος, Hypnos) incarna nella mitologia greca la personificazione del sonno, una forza potente e ineluttabile che avvolge uomini e dei. La sua genealogia, che lo vede figlio di Nyx (Νύξ), la Notte, e di Erebo (Ἔρεβος), l’Oscurità, lo colloca in una dimensione primordiale e cosmica, legato alle forze più oscure e misteriose dell’universo.
Elena Cannata Educatore professionale, dottoressa in Scienze Politiche
Questo legame con la notte e le tenebre sottolinea la natura incerta e ambigua del sonno, confine labile tra la veglia e l’oblio, prefigurazione della morte stessa. Non a caso, Ipno è fratello gemello di Thanatos (Θάνατος), la Morte, un binomio che ricorre frequentemente nel pensiero e nell’arte greca, a simboleggiare l’interconnessione profonda tra queste due esperienze umane. Questa connessione tra sonno e morte riflette una delle tematiche più profonde della mitologia: il delicato equilibrio tra vita e morte.
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La dimora di Ipno, secondo la tradizione omerica, si trovava ai confini occidentali del mondo, presso il fiume Oblio (Λήθη), le cui acque inducevano appunto all’oblio. Questa collocazione geografica, ai margini del mondo conosciuto, accentua ulteriormente l’alterità del sonno, la sua appartenenza a una sfera altra, estranea alla quotidianità e alla razionalità.
Ipno è spesso raffigurato come un giovane alato, talvolta con ali sulle spalle, altre volte sulla fronte, che reca con sé rami di papavero, simbolo del sonno e dell’oblio, o una cornucopia da cui versa il sonno sugli uomini. La sua immagine è quindi caratterizzata da attributi iconografici ben precisi, che ne sottolineano la natura divina e la sua funzione specifica.
Il potere di Ipno era immenso: egli era in grado di addormentare chiunque, uomini e dei, persino Zeus, il re dell’Olimpo. Questo potere, tuttavia, non era esercitato con malizia o violenza, ma piuttosto come una forza benefica, capace di donare riposo e sollievo dalle fatiche e dalle preoccupazioni della vita. L’episodio più celebre che lo vede protagonista è narrato nell’Iliade (XIV, 231 ss.), dove Era lo persuade ad addormentare Zeus per permettere a Poseidone di aiutare gli Achei in battaglia. Questo episodio evidenzia non solo la potenza di Ipno, ma anche la sua capacità di essere influenzato e manipolato, sottolineando la sua natura complessa e non univoca.
Nel contesto artistico dell’antica Grecia, la figura di Ipno non ha avuto una diffusione paragonabile a quella di altre divinità olimpiche, come Zeus o Apollo. Tuttavia, la sua presenza è attestata in diverse forme d’arte, dalla scultura alla pittura vascolare, spesso in associazione con altre figure mitologiche, come Eros (Ἔρως), il dio dell’amore, o Morfeo (Μορφεύς), uno dei suoi figli, dio dei sogni.
La raffigurazione di Ipno nell’arte si concentra prevalentemente sulla sua iconografia tradizionale: il giovane alato con i papaveri o la cornucopia. In alcuni casi, è rappresentato in scene di sonno o di sogno, a sottolineare la sua sfera d’azione. La sua presenza, seppur non preponderante, testimonia l’importanza che il sonno rivestiva nella cultura e nella mentalità greca, come momento di tregua, di rigenerazione e di contatto con una dimensione altra, misteriosa e affascinante.
La figura di Ipno offre uno spaccato significativo sulla concezione del sonno nell’antica Grecia, un’esperienza ambivalente, legata sia alla dimensione fisica del riposo che a quella metafisica dell’oblio e del confine con la morte. La sua presenza nell’arte, seppur discreta, contribuisce a delineare un quadro più completo della mitologia e della cultura greca, offrendo spunti di riflessione sulla natura umana e sul suo rapporto con il mondo. Questo studio filologico funge da introduzione a una più ampia analisi delle rappresentazioni artistiche di Ipno e del suo influsso sull’iconografia e sulla simbologia del sonno nell’antichità.
Nel poema epico “Iliade”, Ipno gioca un ruolo cruciale quando Era, la regina degli dèi, lo invoca per addormentare Zeus. Il suo compito è rendere Zeus inoffensivo, in modo che non possa intervenire a favore dei troiani durante la guerra di Troia. Questo episodio mette in evidenza la potenza di Ipno e il suo potere di influenzare persino gli dèi.
La figura di Ipno viene spesso descritta come un giovane alato, di grande bellezza (perché dormire è piacevole), viene spesso raffigurato con dei papaveri tra le mani, fiori che simboleggiano non solo il sonno, ma anche la transizione dal mondo di veglia a quello onirico. Essi sono legati anche a suo figlio Morfeo, il dio dei sogni, evidenziando il legame tra sonno e sogni nella tradizione mitologica. Ipno era invocato dagli uomini, specialmente dopo giornate di lavoro intenso, per trovare un momento di riposo e recupero.
La sua figura rappresenta quindi non solo il sonno come stato necessario, ma anche il conforto e la ristorazione, ricordandoci l’importanza del riposo nella vita quotidiana. Ipno dunque non è solo un dio del sonno, ma un simbolo della necessità umana di bilanciare le fatiche della vita con il riposo, e la sua eredità continua a vivere attraverso culture e narrazioni moderne.
Educatore professionale, dottoressa in Scienze Politiche
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